31 (Film)

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31 di Rob Zombie (USA, 2016)

Durata: 102′ – Genere: Horror

1976, degli artisti di strada in viaggio finiscono tra le grinfie di un manipolo di psicopatici che li obbliga a partecipare ad un folle gioco di morte, un gioco chiamato 31. 12 ore di tempo per affrontare dei clown schizofrenici e sanguinari e poter fuggire dall’enorme trappola nella quale sono rinchiusi. 31è un totale delirio che vede Zombie fare marcia indietro e riavvicinarsi alle sue pellicole d’esordio, La casa dei 1000 corpi riaffiora più e più volte così come risulta difficile non pensare a The running man di P.M Glaser, e cosìZombie si allontana dall’epicità di Le streghe di Salem preferendo sentieri più sicuri e collaudati. Il film funziona? Nel complesso sì, grazie ad un ritmo forsennato e ad una carrellata di personaggi davvero degni di nota (Impossibile dimenticare il clown nano nazista e soprattutto Doom head) ma non mancano le pecche, rappresentate da una certa e reteirata ripetitività e un pizzico di scarsa originalità. Tutto sommato però il film funziona e non delude, anche se forse Zombie dovrebbe cercare di staccarsi da un certo tipo di cinema a lui caro e magari osare, come già fece con Le streghe di Salem. Siamo comunque distanti dalle sue precedenti pellicole.
Nel cast oltre Sheri Moon Zombie, Malcom Mcdowell e la rediviva Meg Foster.

Alessandro Tucci

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Horror puro horror senza “se” e senza “ma” e manifesto di quello che si potrebbe definire new-grindhouse. Ecco cos’é “31” ; un avventura cupa, violenta che tiene incollati allo schermo fino alla fine. A Zombie interessa poco il dejá-vu e per fortuna non cerca effettacci, momenti epici, spiegazioni colte, psicologie ect ect. É un regista che ama il cinema di genere e da vero frontman non solo sa quello che vuole il pubblico ma glielo serve su un piatto d’argento migliorando anche lo stile rispetto ai suoi precedenti films (e con finale quasi a sorpresa). Cosa chiedere di piú ?! Nel cast oltre ai puntuali Sheri Moon Zombie e Malcolm McDowell (che si vede poco ma quanto basta) anche Meg Foster, Lawrence Hilton-Jacobs e Richard Brake nel ruolo del bieco « Doom-Head » (giá pronto per diventare il protagonista di una eventuale saga). Colonna sonora decisamente vintage con pezzi di Lynyrd Skynyrd, The Mamas and the Papas e tributi al celebre radio dj Wolfman Jack. É stato finanziato tramite crowdfunding e presentato al Sundance festival come opera indie. Il titolo fá riferimento al 31 esimo giorno di Ottobre e le 12 ore del gioco al giorno che precede, o alla notte che annuncia, l’alba successiva che sancisce la fine del gioco.

Antonio Di Carlo

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“Se vuoi fare le cose al di fuori del sistema, devi agire fuori dal sistema”: queste le parole di Rob Zombie, con le quali l’autore americano ha sintetizzato la necessità di ricorrere, per ben due volte, all’autofinanziamento tramite crowfunding, per poter completare il suo ultimo film. Zombie è innanzitutto un fottuto autore a tutto tondo in quanto, come per i suoi film precedenti, è impegnato non solo come regista ma anche come scrittore e produttore. Ma prima ancora che autore di film horror, Zombie è innanzitutto amante e profondo conoscitore del genere. E questo suo amore, da autentico “fucking horror fan”, a differenza di tanti autori che si prestano al genere, occasionalmente o meno, traspare da ogni singolo frame, in ogni singola scelta di luce, in ogni decisione narrativa.
31 non sfugge a questa considerazione.
31 è un fottuto film horror, duro e puro, girato dal fan dell’orrore per gli amanti del fottuto horror. E per capirlo a fondo, come sono solito sottolineare in tutti i miei commenti, il film può essere valutato con cognizione di causa e lucidità, solo se considerato all’interno del contesto più ampio dell’intera produzione del regista. Da quanto leggo in giro, sembra che ognuno si sia fatto una propria idea, spesso molto personale, del cinema di Rob Zombie.
Per cui mi urge sfatare un falso mito: indipendentemente dal valore “soggettivo”, negativo o positivo, attribuito a THE LORDS OF SALEM (TLOS) (che ha diviso nettamente a metà i giudizi di critica e pubblico), è fottutamente FUORVIANTE considerarlo come tipico dello stile del regista. Paradossalmente, TLOS è il suo film più personale, stilisticamente ineccepibile ma anche narrativamente pretenzioso, confusionario e inconcludente. Ma, al di la del mio criticabilissimo parere sul suo precedente film, il dato oggettivo inoppugnabile è che il vero Zombie è quello che esce fuori dalle fottute pareti di celluloide de “LA CASA DEI 1000 CORPI”, film derivativo di MILLE altre pellicole eppur di valore perchè anarchico, frenetico, visionario, nonchè elegia dei falliti, dei reietti e degli emarginati americani dove il male alla fine vince sempre.
Anche se il vero capolavoro, Zombie lo gira solo due anni dopo, quando da vita a “La casa del diavolo”, film cattivo, energico, personale, perverso e dal finale che, accompagnato dalle note dell’intramontabile “Free Bird” dei Lynyrd Skynyrd, è entrato DI DIRITTO nella storia del cinema, senza se e senza ma. E questo è dato oggettivo. Magari può anche non piacere il film, ma sfido chiunque a contraddirmi sull’epicità e l’alto valore cinematografico del finale di quel fim.
Non a caso, 31 è fortemente collegato, soprattutto sotto il profilo stilistico, proprio a “The Devil’s Rejects” (titolo originale come al solito più appropriato della relativa traduzione italiana). Entrambi i film infatti hanno stile da vendere, non tanto sul piano dell’originalità pura, quanto sul piano di un’incredibile e perfetto equilibrio tra le emozioni horror e quell’ironia che, seppur diffusa nella filmografia generale americana (e non solo), è stata gestita finora, con intelligenza, acume ed efficacia solo da autori come Tarantino e i Fratelli Coen.
Ciò che rende speciale e, nel contempo, spiazzante “La Casa del diavolo” e “31”, è la qualità e lo stile dei dialoghi scritti da Zombie. Uno stile magari folle, a volte surreale ma estremamente efficace, nel consegnare ai posteri frasi e scambi di battute memorabili, che richiamano per certi versi l’eredità (precipuamente) stilistica, lasciata da autori della beat generation come Kerouac, Ginsberg e Burroughs, nata negli anni 50 e fatta propria dai movimenti culturali di contestazione del 68. Questi dialoghi rendono speciale la cifra stilistica di Zombie e quest’ironia rappresenta una fottuta “conditio sine qua non” per poter entrare in sintonia con le sue opere. Non a caso, considero i due Halloween e il sopra citato TLOS, come opere “minori”, proprio perchè prive di questa peculierità del regista. Per questo stesso identico e fottuto motivo, capisco lo spettatore moderno che non apprezzerà 31: se non si rimane affascinati, ma addirittura interdetti o infastiditi, da questo tipo di dialoghi in un’opera horror, allora meglio lasciar perder il Fucking Rob Zombie’s Style e soprattutto 31. Pensate stia dicendo cazzate o cose molto soggettive? OK, vi invito a LEGGERE il monologo iniziale del film e a negare la qualità di questa scrittura, tralasciando l’eccellente interpretazione fornita da Richard Brake, nei panni del terrificante “Doom-Head”:

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MONOLOGO INIZIALE DI DOOM HEAD:
“Salve. Loro mi chiamano “Lo strizzacervelli”. Ora, io non chiamo me stesso cosi’, intendiamoci, lo fanno loro. Chi sono loro? Be’, sono dei misteriosi cittadini che mi pagano per fare quello che faccio. E quello che faccio, sfortunatamente per te…… lo faccio davvero bene. Ora. Dobbiamo chiarire subito una cosa, io e te. Non sono un dannato clown. Ora, il signor P.T. Barnum puo’ dire che i clown mandano avanti il circo… ma io non sono un dannato clown. Certo, puoi dire di vedere un assassino truccati davanti a te, che solitamente suscita la divertita risposta del pubblico, ma fidati di me. Tu, non lo farai. Non sono qui per farti felice. Non sono qui per ravvivare la tua triste giornata. E di sicuro, non sono qui in attesa di una tua reazione divertita. Sono qui per porre fine alla tua fottuta e miserabile vita. Ma prima… Prima, ti deliziero’ con una storia. Vedi, non credo che l’ultimo rumore che i tuoi timpani debbano sentire sia il suono del tuo corpo fatto a pezzi. Scricchiola. Ecco una cosa interessante: Lo sai che uno scarafaggio puo’ vivere 168 ore senza la testa? Trovo la cosa… affascinante. Ma quello che mi stimola le palle come una baldracca da 50 centesimi. cioe’ quello che mi manda fuori di testa, e’ che per parecchie ore quella testa decapitata continua imperterrita, Gesu’. Se adeguatamente nutrita, ovviamente. Sai, tutto sommato ti sei comportato bene. Ma… tutto sommato dentro di te sapevi che saresti finito da qualche parte. Potrebbe essere qui. Potrebbe anche essere ora. E potrebbe anche essere con me”.
Altri aspetti del film come l’originalità della narrazione, la scelta dell’ambientazione, la soundtrack e infine la caratterizzazione dei personaggi si prestano invece, a valutazioni fortemente personali, a tal punto, che potremmo confrontarci all’infinito su questi aspetti, anche senza giungere ad un punto di minimo contatto.
Per il primo aspetto, in effetti, 31 così come del resto “House of 1000 Corpses” sono film, come già detto, assai derivativi, anzi privi di originalità in assoluto. Zombie ama e omaggia il cinema horror del periodo d’oro americano ovvero quello degli anni 70. Non a caso, la storia di 31 è ambientata proprio in quegli anni. Così come non è un caso che il film, nella sua (breve) parte iniziale, somigli dannatamente all’incipit del film manifesto dell’american golden age of horror ovvero NON APRITE QUELLA PORTA. Questo amore e questa passione fanno sì che il citazionismo (comunque corposo e quindi sintomo di ampie conoscenze e competenze) rischi spesso di sfiorare nella copia più blanda. Ma se ci pensate bene, o almeno per quanto mi riguarda, l’amante dell’horror è come il bambino, che prima di andare a dormire, ogni notte, chiede alla mamma di raccontargli sempre la stessa storia, anche se con sfumature e particolati diversi. Ecco perchè da questo punto di vista, il film è sicuramente criticabile ma, a mio modo di vedere la cosa rappresenta l’aspetto meno significativo di un’opera. Non a caso si parla di stilemi e regole ricorrenti nell’horror e un autore di genere credo sia libero, in base alla propria personalità, di limitarsi a perpetuare quelle regole, o di trasgredirle totalmente, senza che la scelta abbia comunque influenza sul livello qualitativo dell’opera realizzata. C’è da dire però che la trama ricorda molto anche un altro film, THE RUNNING MAN del 1987 (in Italia L’IMPLACABILE), a sua volta liberamente ispirato da una storia di Stephen King. Nel complesso, comunque, sono sicuramente presenti, in maniera celata o meno, migliaia di citazioni, ma su di una cosa sono certo: TUTTI I RIFERIMENTI a film più recenti che ho scorto nei giudizi in giro per la rete o su fb, li considero totalmente errronei. Zombie ha più volte dichiarato e dimostrato l’amore, come ho già detto sopra, unicamente per un certo tipo di cinema, che poi è riuscito, in un certo qual modo, a metabolizzare e a rielaborare secondo la propria personale sensibilità.
La scelta dell’ambientazione l’ho trovato molto efficace: come già scritto sopra, ambientare la storia negli anni ’70, per giunta ON THE FUCKIN’ ROAD, non ha potuto che farmi fottutamente felice. Quando poi le vicende si spostano all’interno di ambientazioni sporche, malsane e sopratutto claustrofobioche e dal sapore industrial, allora la felicità diventa doppia. E, a differenza di molti commenti negativi letti in giro, ho notato una certa maturazione di Zombie, sulla gestione delle luci, memore sicuramente della grande esperienza sviluppata nel girare TLOS. A essere onesti, la fotografia del film andrebbe valutata correttamente SOLO DOPO la visione al cinema o in Blu-ray ma, essendo la qualità del rip visionato abbastanza buona, ho notato con piacere, una notevole cura riposta nell’aspetto fotografico, sebbene a differenza di TLOS, la cosa sia meno evidente.
Per l’aspetto musicale, il lavoro svolto da Zombie, così come per tutti gli altri suoi film, non può che essere elogiato. La soundtrack è stata affidata in realtà al suo chitarrista John 5 (nonchè musicista di David Lee Roth e Marylin Manson), ma di sicuro la scelta di chiudere il film con la magnifica fottuta “DREAM ON” degli Aereosmith è farina del sacco di Zombie, con un’operazione simile svolta a quella ne “LA CASA DEL DIAVOLO”.
Last BUT not fuckin least, gli incredibili villain creati appositamente per il film quali Father Napoleon-Horatio-Silas Murder (Malcolm “Clockwork orange” McDowell), Doom-Head, Sister Dragon, Sister Serpent, Sick-Head, Psycho-Head, Schizo-Head, Sex-Head, Death-Head, personaggi che ho trovato spassossisimi e al contempo terrificanti.
Può anche darsi che il film non osi fino in fondo, mostrando pochi momenti gore ma considerarlo poco efficace per questo aspetto credo sia semplicemente sintomo di un atteggiamento inutilmente estremista. Ci sono film gore molto spinti, e film horror che lasciano tutto all’immaginazione. Ancora una volta, Zombie riesce abilmente a rimanere sulla linea di confine con una precisazione. Lo stesso regista ha annunciato sul suo profilo fb che le scene tagliate del film verranno mostrate nell’edizione in DVD/Blu Ray.
Ecco perchè considero 31 come un vero e proprio spettacolo circense dell’orrore dove ironia, cattiveria e horror si fondono in maniera esemplare, per cui invito a godersi questo spettacolo sotto il tendone, solo a chi è disposto a lasciarsi andare alle emozioni generate da questo magnifico mix.

Alfonso Balzano

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Con questo ” 31” il buon Rob( che è ormai diventato un grande autore) ritorna alle atmosfere sporche e aggressive dei suoi primi film , anche se paradossalmente l’esperienza lo ha portato ormai a bilanciare in maniera equilibrata tutte le peculiarità del suo stile. La trama e l’intreccio ( esilissimo, ma pazienza) rimandano a ” L’implacabile” e a” Non aprite quella porta”, mettendo in scena una sequela di personaggi ( i villain vincono a mani basse nei confronti degli anonimi protagonisti) e situazioni pulp decisamente fumettose. Registicamente si mantiene su livelli efficaci per tutta la durata ( le geometrie de ” Le streghe di Salem” sono però altra cosa), nonostante una certa confusione nelle scene d’azione e nel montaggio, un po’ troppo frettoloso. Qua e là si avverte un sentore di noia ( dialoghi forzati e poco brillanti), ma in linea di massima il divertimento è assicurato. Nota di demerito per il finale , che assomiglia ad un candelotto di dinamite del tutto innocuo. Non un capolavoro, ma un’opera senz’altro buona.

Denis Di Nicolò

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Appena visto “31“! Il prologo iniziale e il finale li ho trovati da antologia, semplicemente stupendi! Inizio bomba! Il finale poi, meglio di così non me lo sarei sognato, per me quello è il tipo di finale ideale per un film del genere. Il resto, in alcuni momenti mi è piaciuto, in altri molto meno. Troppi alti e bassi secondo me. Come spesso accade nel suo caso i punti di forza sono: i personaggi più di tutto (Doomhead è uno spettacolo, una spanna sopra tutti gli altri), i ritmi sempre alti ed alcune frasi da citare davvero divertenti o acute. Negativi: non eccezionali (tranne alla fine) le musiche e le ambientazioni. L’azione penalizza ogni spiegazione, che ogni tanto può andar bene, ma se lo fai sempre sembra che tu sia bravo a solo a orchestrare epiche scene ma molto meno a intesserle su una storia. Non c’è innovazione nè nel soggetto, nè nello sviluppo. La ripetitività generale è il suo più grande limite. Per me comunque un bel film, con alcuni picchi altissimi, ma non certo straordinario.

Claudio Marucchi

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Finalmente visto… E da grandissimo fan boy di Rob Zombie.. magari non ve lo aspettereste, ma devo essere severissimo. Che delusione di film. Non so, forse mi aspettavo troppo io, ma davvero un’occasione sprecata. Se addirittura mi permisi di dire che non mi piacque il suo predecessore, al confronto di questo appare come un capolavoro. Ok, questione di gusti. Ma conosco bene il modo di girare di Rob, ma anche alla regia non mi è piaciuto per nulla, per non parlare dei dialoghi assurdi e della situazione in sè.
Oltremodo, personaggi stupidissimi e nemmeno stereotipati, film che voleva essere l’horror che avrebbe messo sull’attenti tutti.. non riuscendoci e sembrando un film trash tragicomico. Poi ripeto, de gustibus. Ma si e’ perso tutto il fattore psicologico alla Rob Zombie, dei primi due suoi film. Poi le uccisioni, ridicole….. per non parlare del “finale” (A me proprio non piace e non lo trovo lineare con il resto della storia, il colpo di scena poteva esserci se uno dei protagonisti passava al lato oscuro, ma non si evince perfettamente).
Comunque, non voglio spoilerare troppo, poi ne parliamo con calma a tempo debito 🙂
Altra nota di demerito, per tutto il film ti aspetti il colpo di scena, qualcosa che smuova la storia o tutto, ma oltre le prime parti addirittura scontatissime, non succede nulla. Fascino solo per l’ultimo cattivo, che alla fine non viene nemmeno sviluppato attentamente. Alcune inquadrature, proprio nei momenti delle scene più gore mi hanno distratto molto, poco fluide e “ferme” alcune riprese, nonostante sicuramente il alcuni punti sia stato voluto, ma troppe cose sono state lasciate velate…alcune scene gore, tipo censurate volutamente… Comunque, visto in lingua originale. Rimango deluso, dopo tanti mesi e mesi di attesa…

Olderigi Capone