Green room (Film)

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Green room di Jeremy Saulnier (Usa,2015) Durata: 95′ – Genere: Thriller horror

TRAMA: Dopo aver accettato un ingaggio, una scalcinata rockband finisce col suonare in covo di naziskin. Finita l’esibizione e arrivato il momento di riscuotere uno dei componenti vede qualcosa che non avrebbe dovuto, il cadavere di una ragazza. Da quel momento la loro diverrà una lotta per la sopravvivenza, una lotta senza esclusioni di colpi, una lotta nella quale e’ vietato fare prigionieri.

Un altro ottimo film da parte del talentuoso Jeremy Saulnier che ci ripropone il tema dell’assedio tanto caro ad esempio a John Carpenter, ritmo serrato, qualche scena forte e tanta adrenalina. Nel cast Patrick Stewart e il compianto Anton Yelchin.
Consigliato.

Alessandro Tucci

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Non credo si possa valutare GREEN ROOM a prescindere da BLUE RUIN.
Queste due opere infatti rappresentano, a mio parere, le parti di di un discorso unitario e organico, a livello tematico e fotografico, sviluppato da un autore a tutto tondo che, prima di dirigere, sopratutto scrive e fotografa i propri film. Ma prima ancora, la valutazione congiunta delle due opere mi porta a pensare a Saulnier come un pittore che usa colori monocromatici per dipingere letteralmente le emozioni sulla celluloide. Laddove la “rovina blu” analizzava il tema della vendetta, in maniera abbastanza atipica, usando tonalità prettamente bluastre, nella “stanza verde” il pretesto alla base della storia è più banale e costantemente descritto con l’uso di tonalità verdastre. A tutto ciò c’è da aggiungere che, alla mancanza di qualsivoglia autocompiacimento si accompagna un’analisi critica di fondo sul sistema di vita americano “weapons-oriented”. Saulnier racconta storie di un popolo che si nutre della propria violenza, sopratutto grazie alla vendita libera delle armi. I due film mi hanno fatto ritornare in mente il bellissimo film italiano anni 70 “Il giocattolo”, interpretato magnificamente da Nino Manfredi, nel quale il discorso ultimo era intelligente, brutale e diretto: nel momento in cui si possiede un’arma, a qualsiasi titolo, sei sicuro che quell’arma farà del male. A prescindere dalla morale, e dall’aspetto fotografico favoloso, denso di chiaroscuri, fortemente contrastato e ossessivamente rivolto alla ricerca di luci e colori verdi, anche il Saulnier sceneggiatore merita plausi perchè, se cercate in questo film personaggi o situazioni stereotipate, non li troverete. Quello che mi ha colpito su questo fronte è l’estrema plausibilità delle scelte e delle conseguenze delle azioni dei protagonisti. Se qualcuno decide di venire allo scoperto con le armi spianate state sicuri che non la farà franca. E la presenza del misurato Patrick Stewart nel ruolo del cattivo, porta il film un passo in avanti perchè il suo modo di fare è atipico e nel contempo molto realistico. Non è un superpazzo assetato di sangue, ma uno spietato essere che opera illecitamente con arguzia, avvalendosi dell’operato degli altri sopratutto per preservare i propri affari. E tutte queste qualità non sono sminuite dal fatto che il film sia facilmente inquadrabile nella categoria dei c.d. film d’assedio, tanto cari a Romero e Carpenter. A livello narrativo infatti, anche quando la storia sembre prendere una piega davvero banale, come quando la band punk rock fa la cazzata davvero suicida di suonare “Nazi Punk Fuck Off” dei Dead Kennedys in un locale di Nazi, il regista-scrittore Saulnier, con notevole abilità, decide di far scoppiare il conflitto-motore del racconto sulla base di un presupposto diverso. L’ultimo appunto riguarda l’aspetto musicale che nel film è importante visto che si raccontano le gesta di una band punk-rock. Da un lato, è vero che la caratterizzazione punk del gruppo ha una valenza essenzialmente estetica, dall’altra però, non possiamo negare all’autore la capacità di descrivere in maniera fedele certe situazioni tipiche del mondo musicale, disseminando l’opera di imandi e riferimenti seppur generici a gruppi storici del metal e del punk che sono brillantemente individuate in questa guida: https://www.inverse.com/article/15011-your-guide-to-every-single-punk-band-mentioned-in-gory-thriller-green-room

Alfonso Balzano

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Il giovane regista americano Saulnier ci presenta un convincente thriller ansiogeno che trova la sua espressione migliore quando affronta la parte più da cinema d’assedio. La tensione è calibratissima, le scene di violenza sono estreme e riuscite al punto giusto e l’atmosfera claustrofobica è efficace. Saulnier sa fare il suo mestiere perfettamente e i momenti gore sono di grandissimo impatto, con un’ottima colonna sonora punk che accompagna chiaramente tutta la pellicola. Resta a mio parere un filo sotto le aspettative, in quanto con un po’ di coraggio in più poteva venir fuori un capolavoro. Non tutti gli attori sono in palla (i migliori il compianto Anton Yelchin e la piccola punk Imogen Poots), anche Patrick Stewart mi è sembrato un po’ sotto tono e credo si potesse osare molto più nel finale, che risulta invece abbastanza scontato. Nel complesso comunque un ottimo film di intrattenimento, decisamente riuscito, che tiene avvinti allo schermo per tutta la sua durata. Consigliato.

Ilaria Dall’Ara

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Saulnier confeziona un film decisamente fatto bene, piuttosto solido, con una trama semplice che evolve in un survival dalla fotografia potente (unico elemento abbastanza originale, questo verdino…). Un gruppo punk si esibisce in un concerto in un luogo frequentato da nazi, un incidente di percorso trasforma la loro serata in un incubo per la sopravvivenza. Il film ha delle scene violente davvero ben realizzate, molto gore, e in un paio di momenti riesce a tenere alta la tensione. Adorabili le musiche per chi, come me, viene dalla cultura del metal. Non convincono fino in fondo gli attori, troppo scialbi e poco espressivi, e la trama si sviluppa, a parte un paio di colpi ben assestati, in modo troppo lineare, con un finale quasi scontato. Troppo americano, rispettoso dei gusti del pubblico USA che – salvo eccezioni – impedisce agli autori di uscire dagli schemi. Sto diventando allergico alle catarsi finali. Comunque un film godibile, valido, di ottima fattura, ma non certo un filmone per me.

Claudio Marucchi