Keyhole (Film)

KEYHOLE di Guy Maddin (Canada, 2011) – Durata: 93′ – Genere: Onirico

Un regista così sofisticato è difficile da giudicare, a meno di prendere le distanze da alcuni canoni razionali con i quali siamo soliti approcciarci alla visione dei film. Essendo narrazioni, i film ci presentano una testa, un corpo e una coda. Ma se invece il regista desidera scomporre la struttura narrativa può montare a piacimento la pellicola. Qui siamo in un altro territorio. Assolutamente onirico. Nei sogni, elementi distonici ed incongruenti convivono e coesistono equilibratamente. Nei sogni non c’è struttura narrativa, ma piuttosto una sorta di contemporaneità spazio-temporale. E’ esattamente ciò che Maddin mette in scena. Il film è splendido nella regia e nella fotografia, con attori top e una storia curiosa: una sorta di gang che ricorda i malavitosi dei film anni ’50/’60, si trova all’interno di una casa labirintica, dove non si finisce di scoprire stanze, piani, aree. La casa è popolata di fantasmi. La storia è narrata da uno di questi, un vecchio in catene, padre della moglie del protagonista. Lui, il gangster, si chiama Ulisse, e molti personaggi e riferimenti sono presi dall’Odissea omerica. Ulisse infatti cerca la moglie, che come fosse una novella Penelope fantasma, è impegnata a intrattenere se stessa e suo padre. Abbiamo anche una Calipso, nota ninfa greca del mare, che è l’unica ad apparire, per un istante a colori, nel resto del film che mostra un magnifico e poderoso bianco e nero. In casa si alternano le vicende dei fantasmi, alcuni impegnati ossessivamente in azioni ripetitive: quello che carica i pendoli, quello che si masturba compulsivamente, quella che pulisce il pavimento. Gli uomini temono l’interazione con loro, che può esser mortale. Le vicende, con il figlio di Ulisse e una ragazza cieca sospesa tra la vita e la morte come figure di rilievo, sembrano avere un tocco simbolico, la ricerca del contatto con la moglie di Ulisse, della libertà da parte del fantasma anziano incatenato, e della ricostituzione di un’atmosfera serena e tranquilla, che è rappresentata dalla ricostruzione di alcuni dettagli degli ambienti nella casa. La ricomposizione finale, quando ogni orologio segna le 7.00, e come i sogni svaniscono al mattino, anche le follie e le stranezze a cui abbiamo assistito si dissolvono, è un ricompattarsi della realtà rispetto alle asimmetrie dell’onirico. Un film bellissimo, da vedere, un’esperienza onirica densa e poderosa.

Claudio Marucchi