La cosa da un altro mondo (Film)

La cosa da un altro mondo (The thing from another world) di Christian Nyby (Howard Hawks) (Usa/1951)

Durata : 87′ Genere : Fantascienza, orrore

Dopo aver ritrovato tra i ghiacchi un astronave gli occupanti di una base artica dovranno vedersela contro il suo occupante ovvero una creatura umanoide che si riproduce come un vegetale…

 Tratto dallo splendido romanzo “Who Goes there” di John W.Campbell uno dei capolavori dello sci-fi che sta al genere come “Via col vento” sta al cinema universale e quindii mprenscindibile e fondamentale soprattutto per la decisiva influenza che ha avuto nello sviluppp del genere grazie anche ad una splendida quanto decisiva messa in scena di un maestro come Howard Hawks, anche se ufficialmente la regia é attribuita a Christian Nyby, che con grande intelligenza sfrutta il piccolo budget messo a disposizione dalla leggendaria RKO, che avrebbe chiuso i battenti alcuni anni dopo, optando per una messa in scena semplice e realista che comunque non toglie nulla alla suspense e al senso di mistero/pericolo imminente e che recupera genialmente per quel che riguarda gli effetti speciali soluzioni classiche ma comunque originali e precorritrici (la Cosa infatti sempre un incrocio tra la mummia e il mostro di Frankenstein anche se rivisto oggi sembra quasi un antenato degli ingenieri di Prometheus). Molte le sequenza d’antologia come il ritrovamentp tra i ghiacchi dell’Antartide (in realtà il Montana) dell’astronave alieno e l’ingresso apocalittico della creatura in una stanza della base che viene progressivamente inciendata dai suoi occupanti ma memorabile anche il discorso con cui uno degli scienziati cerca di comunicare con l’alieno, splendidamente pariodiato da Tim Burton in Mars attacks, e l’appello finale a metà strada tra avvertimento e speranza. Con due remake (celebre quello horrorifico di John Carpenter) ed infinite citazioni. Nel cast Kenneth Tobey mentre le musiche sono di Dimitri Tiomkin. Perfetta, per una volta, la traduzione letterale del titolo.

(Antonio Di Carlo)