Le cinque chiavi del terrore (Film)

Le cinque chiavi del terrore (Dr. Terror’s House of Horrors) di Freddie Francis (UK/1965)

Durata : 93’ Genere : Orrore

 

Nello scompartimento di un treno il dottor Shock (Schreck, nella versione originale) si propone di leggere il futuro degli altri passeggeri attraverso un mazzo di carte chiamato appunto le chiavi del terrore, Ne deriveranno cinque racconti : Nel primo un architetto verrá cacciato da un licantropo, il secondo invece un padre di famiglia in vacanza dovrá vedersela con una pianta rampicante mentre nel quarto un musicista sará vittima di un ritual voodoo e nel terzo un critico d’arte verrá perseguitato da una mano mozzata e nell’ulitmo, probabilmente il migliore, un giovane medico dovrá vedersela con un vampiro…

Una delle prime produzioni della Amicus, storica rivale della Hammer, che per l occasione non esita ad ingaggiare proprio un regista Hammer e suoi attori simbolo ovvero Peter Cushing che interpreta il dottor Shock e Christopher Lee che, a sorpresa, interpreta il critico d’arte nell’episodio “La mano strisciante “ ; per il resto il film si presenta come una fantastica antologia di racconti precorritrice di film quali „Creepshow” ma anche di show televisivi quali „I racconti della cripta” ( il dottor Shock infatti sarebbe una specie di Zio Tibia). Un must quindi per gli appassionati che non mancheranno di notare l’episodio che „La vite rampicante” presenta interessanti analogia proprio con quello di Creepshow dal titolo “La morte solitaria di Jordy Verrill” mentre la mano strisciante oltre a citare quella celebre della Famiglia Addams anticipa quella piú dispettosa de “La casa 2”. Nel cast oltre ai giá citati Peter Cushing e Christopher Lee anche Donald Sutherland. Una curiositá : Il film sembra essere un remake di una produzione Usa realizzata nel 1943 e diretta da James M. Totman mentre il personaggio di Dr. Terror , vestito da Dracula e con una maschera da Goblin, presenterá dal 1993 fino al 1996 un programma della BBC da titolo “The vault of horror“.

(Antonio DI CARLO)