Pitchfork (Film)

Pitchfork di Glenn Douglas Packard (USA 2016)

Durata: 94′ – Genere: Horror slasher

La contemporaneità cerca di aggiornarsi pur poggiando saldamente sul passato. La locandina è accompagnata dalla frase “Ogni generazione ha il suo mostro”, e in questo quindi intende, appellandosi ai mostri sacri degli slashers delle generazioni precedenti, rinnovare e proporre un nuovo “mostro”. Ora, sorprendere a tutti i costi ha un costo, e in questo caso l’impianto di base, con tutti i clichè del genere, sacrifica una certa coerenza a vantaggio di un’estetica votata alla modernità (persino il contadino è pettinato alla Brad Pitt) e di una serie di momenti sospesi tra il caricaturale e l’enfatizzazione di tutti i classici aspetti che la tradizione slasher ci ha lasciato. In questo penso che il film sia anche intelligente, nel voler passare per stupido, non saprei come meglio spiegarmi. Il killer è davvero bizzarro e sorprende, sempre a metà tra l’inquietante efficace e il grottesco precario: ha un forcone montato al posto di una mano e richiama un animale per movenze, suoni, respiro e comportamento (oltre alla maschera di procione o di chissà cosa). Le vittime sono le tipiche persone che vorresti vedere morire subito e malissimo tanto sono odiosamente idiote. Bellocci, provocanti, culi e tette e ciuffetti e muscoletti, vestiti e atteggiamenti talmente sopra le righe che sembrano un condensato di tutta la stupidità delle vittime di tutti gli slasher movies del passato. Infatti ne muoiono molti, e muoiono male. Stereotipi su cittadini vs contadini, giovani vs adulti, e gli immancabili riferimenti erotici fine a se stessi. La svolta “torture” ci voleva proprio, infatti è la parte migliore del film, il cui crescendo rende giustizia alle perplessità piuttosto sconcertanti viste man mano in precedenza. Solo che lì la sceneggiatura va un po’ in delirio e si attorciglia in un tripudio di violenza e follia fino ad un finale che lascia basiti ma ribadisce che lui, il killer, è come un animale che ha bisogno di un padrone (io almeno l’ho vista così). Per me promosso per passare una serata con il sopracciglio alzato!

Claudio Marucchi