Real Crimes – Caso n. 1: Leonarda Cianciulli

Ed è così che vogliamo cominciare questo viaggio dove la realtà è più inverosimile della fantasia, da dove il cinema spesso trae spunto per le sue storie maledette che divengono immortali. AVVERTENZA: alcuni dei contenuti qui riportati potrebbero urtare la sensibilità di chi legge.

Leonarda Cianciulli

(Montella, 14 aprile 1894 – Pozzuoli, 15 ottobre 1970)

Nome: Leonarda
Cognome: Cianciulli
Conosciuta come: La saponificatrice di Correggio

La vita di Leonarda, Lea per chi le è stato amico, non si è mai presentata facile e felice: lei è una creatura disprezzata sin dal suo concepimento, avvenuto durante un brutale stupro ai danni di una madre che la disprezza e la isola da tutto e tutti perché il suo solo esistere le ricorda l’orribile esperienza vissuta. Una vita fatta di privazioni e sofferenze che culmina con l’anatema che la madre le scaglia sul letto di morte: “Ti mariterai certo, e avrai tanti figli, ma ti moriranno tutti tra le braccia”. La maledizione non ci mette molto ad avverarsi: le prime 13 gravidanze della sventurata si concludono con 3 aborti spontanei e 10 bambini morti nella culla; Leonarda riesce a salvare gli ultimi 4 figli grazie all’intervento di una “strega” del posto. Per Lea la vita dei figli diventa un bene inestimabile da difendere con ogni mezzo ed ad ogni costo.
È il 1939 quando, allo scoppio della seconda guerra mondiale, accade un evento che getta Lea nello sconforto: l’adorato figlio maggiore Giuseppe rischia di essere richiamato al fronte. Memore del provvidenziale intervento della strega, Lea ricorre alla magia: per salvaguardare la vita dell’amato figlio è decisa a compiere dei sacrifici umani.

Gli omicidi cominciano nel 1938 e si protraggono fino al 1941. Lea confessò di aver ucciso tre donne, distruggendone i corpi in un pentolone contenente soda caustica a 300°, creato con questi saponette e gettato i resti inservibili in un pozzo nero vicino casa; delle vittime conservò il sangue che fece coagulare e lo mischiò ad altri ingredienti per poi cucinarlo in forno ricavandone biscotti da offrire agli ospiti ed ai propri figli per salvarli da una fantomatica morte che altrimenti li avrebbe colti.
È lei stessa a raccontarci, tramite i verbali delle forze dell’ordine dell’epoca, i passaggi del macabro procedimento: si legge testualmente “Gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi 7Kg di soda caustica, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi e che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, impastando il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe ed io”. Durante il processo, Lea fu condotta segretamente nell’obitorio e le furono dati seghe, coltelli ed un cadavere, al solo scopo di dimostrare alla Corte che gli omicidi li aveva commessi senza l’intervento di nessun altro soggetto; pare che per smembrare il corpo ci abbia impiegato poco meno di 12 minuti. Questo fatto alla luce delle carte processuali è da ritenersi una leggenda metropolitana, in quanto non sono mai stati trovati elementi che potessero provare che ciò sia avvenuto. La Cianciulli fu infine dichiarata colpevole di triplice omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere tramite saponificazione, furto aggravato (in quanto Lea si era impossessata dei beni che le povere malcapitate le avevano affidato) e condannata ad una pena detentiva di anni 30 di cui i primi tre da scontare presso un ospedale psichiatrico ed una pena pecuniaria di 15000 lire. A distanza di 70 anni, un gruppo di esperti e criminologi è tornato nei luoghi dei macabri e brutali omicidi per dare delle risposte alle innumerevoli domande che il caso di Lea ancora oggi pone agli appassionati: qual è il reale movente dietro a questa scia di morte? Come si sono svolti realmente i fatti? Ma soprattutto, Lea era davvero convinta che la magia fosse l’unica soluzione per preservare i suoi adorati ragazzi?

Io vi ho raccontato la vita reale di Leonarda Cianciulli, da cui il cinema ha tratto ispirazione per una pellicola davvero singolare, ma non sta a me parlarvene. Lascio la parola al mio compagno di un viaggio davvero inconsueto. Vi lascio sul sottile confine dove la realtà finisce e inizia la finzione scenica, o viceversa?

GRAN BOLLITO di Mauro Bolognini (Italia, 1977) – Durata: 115′

“Mostro? Io? Ma voi siete pazzi”
Nel film di Bolognini, interpretato da Shelly Winters, nei panni di Lea, le 3 vittime sono attori travestiti: Renato Pozzetto, Alberto Lionello, e Max Von Sydow. Ma come mai il regista ricorre a questa curiosa scelta? Si tratta di una scelta simbolica, in quanto le donne uccise nella realtà erano sterili, quindi per Lea non erano nemmeno donne: una scelta metaforica del regista. La trama è ricalcata sui fatti realmente accaduti ma con degli aggiustamenti tali da non renderla angosciosa e morbosa come la realtà. Il risultato è un film ironico e se vogliamo e grottesco,dal titolo al ritorno degli attori in principio travestiti in vesti maschili, ma volutamente così forse per non essere crudele come la realtà dei fatti. Un noir grottesco, che in principio il progetto doveva essere destinato a Polanski.


Maria Isabel Carrettoni e Maicol Addis