Snowtown (Film)

snowtown

Snowtown (The Snowtown Murders) di Justin Kurzel (Australia,2011)

Durata: 120′ – Genere: Horror drama

Australia. Il sedicenne Jamie vive con la madre e i fratelli in un degradato quartiere della periferia di Adelaide, dove regnano violenza, disoccupazione e degrado. Uno spiraglio per un esistenza migliore sembra arrivare nella vita di Jamie e dei suoi grazie all’incontro con John Bunting, un uomo carismatico che incarnerà per il ragazzo quella figura paterna che tanto gli manca. Tuttavia, Jamie non tarderà a scoprire di avere a che fare con un individuo molto percoloso… 

Ispirato ai libri “Killing for Pleasure” di Debi Marshall e “The SnowtownMurders” di Andrew McGarry. Film indipendente a basso budget diretto dall’esordiente Justin Kurzel e interpretato quasi esclusivamente da attori non professionisti, a parte Daniel Henshall, che interpreta il ruolo principale, è un pugno nello stomaco, spietato, dolorosissimo, agghiacciante, angosciante…Girato con stile quasi documentaristico (molto con la camera a mano e pieno di intensi primi piani) e sottolineato da una colonna sonora pulsante, è una pellicola che ti colpisce al cuore, ti sconquassa e ti sconvolge. Fa male, fa male in modo atroce.

Ilaria Dall’Ara

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Vincitore di innumerevoli premi, tra cui il premio speciale della giuria di Cannes 2011, il film segna il debutto straordinario dell’esordiente Justin Kurzel, che ha lavorato sulla sceneggiatura altrettanto eccezzionale di Shaun Grant. Sono giorni che penso e ripenso a questo film, che mi ha devastato con la stessa forza emotiva e psicologica di “Nothing bad can happen” e “Ex-Drummer”, a mio parere, i migliori horror-drama di questo nuovo millennio. Questo film infatti colpisce lo spettatore in maniera dura non solo perchè è ispirato a vicende reali.
Il termine “gli omicidi di Snowtown” si riferisce ai resti di otto vittime, ritrovati in barili di acido nel vault di una banca abbandonata a Snowtown, città dell’Australia meridionale, nel 1999. Non conoscendo questo antefatto, mi aspettavo dal titolo di rinvenire nel film, un qualche elemento riferito alla neve, in termini metereologici o di sostanze psicotrope. Quello che mi sono ritrovato è stata invece la freddezza e l’indifferenza di alcuni dei protagonisti che la telecamera segue con stile pseudo documentaristico. Attraverso immagini ruvide e sporche, lo sguardo del regista è capace di cogliere con precisione, lo squallore di paesaggi e personaggi coinvolti nelle vicende raccontate, lasciando in bocca allo spettatore il sapore amaro della polvere e della sabbia.
La descrizione finora data può far pensare ad “Henry pioggia di sangue”, illustre antesignano, ma ne siamo ben lontani.


In realtà, il film al quale più si avvicina, dal punto di vista del messaggio ultimo dell’opera è “ARANCIA MECCANICA”, perchè in entrambi, gli autori si sono concentrati, con estrema intelligenza, sull’effetto che l’esposizione della violenza ha sulla mente umana. Ma continuando a citare altri film, corro il rischio di portarvi fuori strada perchè, in ultima analisi, SNOWTOWN, ha due pregi straordinari e innegabili: originalità e innovazione, sia dal punto di vista della forma che del linguaggio.
Il film, se da un lato, colpisce duro, con immagini violente ma anche e sopratutto, con abbondante dosi di violenza fuori campo; dall’altro, spinge continuamente lo spettatore a riflettere e ad interrogarsi su quanto accade, nell’ambito delle singole scene, costruite con un’arguzia difficilmente riscontrabile, nella stragrande maggioranza delle altre pellicole, sia moderne che del passato.
Questo è proprio l’aspetto che mi ha maggiormente esaltato durante la visione: avvertire come costantemente in stato di allerta la mia attività celebrale, tesa a cerca di capire, con avidità crescente, le intenzioni del regista e dello sceneggiatore che sviluppano la trama, momento per momento, centellinando ogni singola inquadratura, al fine di fornire allo spettatore, un quadro complessivo ed organico del racconto SOLO al termine della singola scena. Un’esperienza davvero unica. Il tutto è sublimato da dialoghi secchi e intelligenti, e accompagnato da una colonna sonora martellante e dai bassi profondissimi, dalle intenzioni molto ipnotiche. Degna di menzione infine, la scena iniziale in cui una voce fuori campo racconta un sogno allucinato e straniante mentre scorrono con un carrello orizzontale velocissimo (come a simulare un viaggio in auto) le immagini di un bellissimo paesaggio naturale australiano.
Un film che consiglio caldamente di vedere e rivedere (cosa quest’ultima che farò al più presto).

Alfonso Balzano