The Invitation (film)

The Invitation di Karyn Kusama (USA 2015) Durata: 99′ – Genere: thriller

The Invitation, film horror/thriller del 2015 diretto da Karyn Kusama (Aeon flux e Jennifer’s body). Non credo uscirà mai al cinema visto che la casa di produzione l’ha da poco distribuito attraverso video on demand (su Amazon non è più disponibile).
Visto in ottima qualità in lingua inglese con sottotitoli in inglese lo ritengo un dei più bei thriller degli ultimi due anni. Quella che sembra una semplice rimpatriata di vecchi amici assumerà, con l’andare della serata, dei toni poco chiari e l’atmosfera che si verrà a creare risulterà sempre più malata. Un crescendo di tensione e suspense degno della migliore tradizione classica impreziosito da una regia impeccabile e da un montaggio con diversi flashbacks perfettamente integrati nella narrazione. Gli attori sono credibilissimi ma un plauso particolare va al bravissimo Logan Marshall-Green perfettamente immerso nel personaggio (incredibile la somiglianza con Tom Hardy).
Lo consiglio vivamente, un film con zero effetti speciali, ben scritto, ben interpretato, ben recitato, ben diretto e in sostanza ambientato in una casa…da vedere!

Simone Mesot


                                                                                     ***

Non perdetevi THE INVITATION, uno dei migliori thriller a sfondo horror degli ultimi tempi. Realizzato magistralmente, con un cast eccezionale, e senza alcun bisogno di effettistica, il film gioca tutto sulla dimensione psicologica, la tensione, l’imbarazzo, il non detto, tipico di una situazione in cui le persone si trovano senza volerlo del tutto o sapendo solo parzialmente il motivo. Il mistero cresce con la tensione, tutto è girato in una casa, con un che di claustrofobico. Talmente originale da non farti capire minimamente dove voglia andare a parare, fino al poderoso finale shock che tiene incollati allo schermo. Non dico nulla della trama perché meno si sa e meglio è! Per me, un filmone, bello bello! Non fatevelo scappare.

Claudio Marucchi

                                                                          ***

Sono rimasta ipnotizzata da questo film che si muove all’interno dei linguaggi del thriller e allo stesso tempo li infrange per originalità del soggetto e una attitudine realistica dei personaggi che lo porta al di fuori dei soliti e sempre meno tollerabili cliché. E’ palpabile la densità di emozioni e sensazioni ricreate dal regista attraverso il contrasto stridente tra un’atmosfera patinata, una coscienza narcotizzata la “verità” del protagonista. SPOILER SPOILER– Il film sin dall’inizio preannuncia disastri (l’incidente col coyote — e i suoi ululati che sono presenti nelle scene esterne per tutto il film– e quello che rappresenta nella simbologia di varie culture, legato alla morte e alla rinascita). Lo spettatore e il protagonista sembrano gli unici a rendersi conto (ma sempre al limite del dubbio, e qui il film è geniale) dell’assurdità della situazione. Il dolore ancora vivo nel protagonista sembra tenerlo vicino alla verità delle proprie sensazioni,percezioni e reazioni che sembrano sopite negli altri in primo luogo da regole sociali, da atteggiamenti “borghesi”. Il regista che sin dall’inizio gioca con le immagini e i suoni sfocati, di nuovo ci sorprende alla fine con la zumata del rumore degli elicotteri presenti per gran parte del film in sottofondo e la messa a fuoco, netta, delle lanterne che produce lo shock finale. Insomma, l’ho proprio amato.

Stefania Sapuppo