Turbo Kid (Film)

Turbo Kid di F. Simard, A. Whissell e Y.K. Whissell (Canada, Nuova Zelanda, 2015) Durata: 95′ – Genere: Fantascienza, Splatter, Commedia,

Il mondo intero è sconvolto dalle piogge acide e dopo l’Apocalisse gli uomini vivono in piccole comunità, nelle quali è possibile procurarsi la poca acqua rimasta. Siamo nel futuro, nel… 1997.
Ma si tratta di un futuro alternativo relativo agli anni ’80 e tutto quello che noi vediamo, a partire dai costumi, oggetti, modo di vivere… è derivazione di quella decade. Il progresso si è fermato (così sembra…) e in questo 1997 non esiste quasi nulla di quello che nella nostra realtà c’era già: telefoni cellulari, tv, computer… niente di tutto ciò! Non esiste più un mezzo di locomozione che non siano le biciclette, anzi le gloriose BMX. Il protagonista non ha un nome, è semplicemente “The Kid” (il ragazzo), il quale girovaga per le Wastelands (terre desolate) raccattando tutte le memorabilia di quando era piccolo (oggetti anni ’80: cubi di Rubik, walkman, lampade da tavolo a forma di fenicottero, pupazzi assortiti, pezzi del Meccano, penne magiche con la donnina che si sveste capovolgendola, schiacciapensieri assortiti, e tanto altro ancora) e ciò che non tiene, lo rivende in cambio di acqua e… albi di Turbo Rider, il suo fumetto preferito che racconta dell’omonimo eroe senza macchia e paura che castiga i cattivi del pianeta…lungo il suo cammino incontrerà diversi personaggi, alcuni buoni, altri molto ma molto meno…

Che succede se tre registi canadesi si riuniscono e danno vita ad un gustoso revival anni Ottanta in salsa splatter/comedy/adventure/romance? Il risultato è sorprendente.
Ciò a cui assistiamo è un puro atto d’amore verso quella decade, infatti tutto nella pellicola rimanda a quel periodo; dall’oggettistica al look dei personaggi, dalla musica carica di motivi al sintetizzatore – la colonna sonora è curata dal gruppo elettronico canadese Le Matos – alle innumerevoli citazioni cinematografiche, che vanno da Mad Max 2(per l’ambientazione, lo scenario post-apocalittico e le scene d’azione) a Indiana Jones, dai Goonies a Explorers a Splatters – Gli Schizzacervelli e così via. Il tutto condito con un’abbondante dose di splatter e tanta tanta ironia. E dulcis in fundo, c’è un villain da incorniciare, un perfido e sadico Michael Ironside, memorabile cattivo in film come Atto di forza e nella serie televisiva Visitors, un po’ sopra le righe ma indiavolato e irresistibile come non mai.

Il film è frutto di una co-produzione tra Canada, Nuova Zelanda e Stati Uniti che ha debuttato al Sundance Film Festival, e infatti si tratta di una pellicola indipendente, ma non per questo meno affascinante, anzi. Il budget anche se esiguo è usato con efficacia e il prodotto finito è un giocattolo spassoso che comunque non lesina sull’azione e sul sangue, strizzando nel contempo l’occhio al genere romantico e omaggiando con gusto e affetto un’epoca. Turbo Kid nasce in realtà come T is for Turbo, cortometraggio creato appunto da François Simard, Anouk Whissell e Yoann-Karl Whissell per partecipare alla selezione del ventiseiesimo “pezzetto” di The ABCs of Death. Alla fine non ce la fece e venne scartato e infatti lo spazio della lettera T, nell’antologia, finì occupato dal corto animato T Is For Toilet, di Lee Hardcastle. Ma il trio di industriosi registi non si diede per vinto e ne tirò fuori un lungometraggio.

L’intento, pienamente riuscito, è quello di catturare l’attenzione di una nuova generazione di ragazzini (e anche di adulti ammettiamolo) che non potranno fare a meno di rimanere affascinati e rapiti di fronte a questo gioioso mix di colori ed emozioni, di esplosioni e scazzottate, e anche perchè no di baci rubati sotto a una pioggia di sangue che zampilla in un tripudio di teste mozzate e arti amputati.

L’estetica è decisamente vintage e l’atmosfera che si respira è retrò, ma sorprendentemente funziona tutto alla perfezione; è un film coloratissimo, divertente, fumettistico e splatteroso (il regista canadese Jason Eisener, quello di Hobo with a Shotgun per intenderci, è il produttore esecutivo, e la dose di splatter non è molto inferiore infatti). Un gioiellino da godersi tutto d’un fiato e che vi esalterà non poco.  

Ilaria Dall’Ara

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Tuuuuuuuurbbbbbboooooo Kiddddddddddd.
Signori un piccolo gioiello splatter, un tripudio di corpi fatti a pezzi e fiotti copiosi di sangue, conditi da invenzioni visive sulla menomazione e la scomposizione di corpi umani che, secondo me, non venivano portate sullo schermo con tale genialità dai tempi del primo Peter Jackson. E ciliegina sulla torta, le note in sottofondo di una bellissima soundtrack tipicamente eighties, equamente distribuita tra tastieroni nostalgici e hard rock americano.
Unico neo per me: ho avvertito l’interpretazione degli attori, ad esclusione dei due ragazzi protagonisti, un po’ troppo sopra le righe, ma tralasciando questo particolare, mi sono LETTERALMENTE innamorato di questo film.

Alfonso Balzano