Wolf Creek 2 (Film)

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WOLF CREEK 2 – LA PREDA SEI TU di Greg McLean (Australia, 2014)

Durata: 106 minuti – Genere: Slasher

Nunzio Castellano: PRO
Visto ieri sera al cinema, trattasi di un bel divertissement con mattatore John Jarratt nei panni del viscido, laido, sporco, fetido ma incredibilmente simpatico (almeno per me…) Mick Taylor.

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Questa volta ne faranno le spese diversi personaggi, non necessariamente campeggiatori “abusivi” (impagabile il duplice omicidio iniziale, assolutamente non gratuito ed anzi, necessaria “catarsi”…). Lo humor corrosivo costellato di parolacce (il membro maschile la fa da padrone, praticamente un intercalare onnipresente) è elevato all’ennesima potenza, accompagnato dalla mimica facciale del rozzo bovaro serial killer che cambia in un nanosecondo dal sorriso sornione al ghigno satanico.

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Rilevante l’atavica rivalità fra Inghilterra ed Australia, che trova il suo apice nel formidabile quiz (che secondo me dura un po’ più di quello che avrei gradito…) dove il “concorrente” Paul (interpretato da Ryan Corr), nonostante risponda con esattezza a quasi tutte le domande, ovviamente si vede ugualmente applicare le pene corporali promesse laddove avesse sbagliato le risposte. Splendidi ed inquietanti i paesaggi, nella loro maestosa sconfinatezza, che donano pace e paura contemporaneamente.
Promosso a pieni voti.

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Alfonso Balzano: PRO e CONTRO
Il regista/sceneggiatore australiano Greg McLean, dopo la pausa col coccodrillo gigante di ROGUE (2007), ritorna al suo amato killer Mick Taylor, interpretato in maniera esemplare da un John Jarratt più cattivo che mai. Personalmente, avevo ancora in mente le belle immagini di Wolf Creek 1, che avevo apprezzato per la crudeltà del maniaco e le bellezze del paesaggio australiano, nonostante la pochezza del plot narrativo, definito sullo schema del più classico degli slasher movie.

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Wolf Creek 2 rappresenta sostanzialmente un “more of the same” del primo capitolo. La storia si sviluppa infatti, come un horror on the road (riecheggiando in qualche modo DUEL), per cui viene dato maggiore risalto agli straordinari paesaggi australiani fotografati splendidamente (e sinceramente non capisco davvero chi parla, in rete, di una pessima fotografia). Inoltre, il pazzo assassino può tranquillamente aspirare ad entrare nel gotha dei personaggi horror più famosi della storia, per una crudeltà e una cattiveria davvero inarrivabili, con il picco raggiunto in una oramai memorabile scena (quella del quiz sulla storia e la cultura australiana) che da sola vale la visione dell’intero film.

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Insomma, tanti pregi che dovrebbero portare a considerare solo positivamente questo film. Eppure, la mia coscienza critica, non mi esime dall’evidenziare una serie di difetti che, in qualche modo, ne minano la qualità generale.

La sceneggiatura gode di buoni dialoghi, ma si sviluppa attraverso una storia assai risibile e sconclusionata che mi sembra essere stata scritta in puro stile exploitation: il cattivo parte da A, passa da B e arriva a C. La cosa di per sè non è necessariamente un male ma a me personalmente non è piaciuta questa idea.

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La violenza e lo splatter sono efficaci ma, a volte, peccano di un autocompiacimento gratuito, che in base alla mia personale sensibilità, non ho gradito per nulla. Mi riferisco alla tanta acclamata (da parte degli horror fan) scena dei canguri. Mi sono apprestato a vedere questo film (in FULL HD su Sky) curiosissimo di vedere come era stata sviluppata questa scena, avendo letto in giro addirittura degli omaggi al cult degli anni ’70 “WAKE IN FRIGHT” di Ted Kotcheff. Ebbene nulla di più fuorviante: Mclean si diverte semplicemente a mettere in scena una strage automobilistica di canguri, laddove nel film cult del regista di RAMBO, la lotta (comunque assai cruda) col canguro aveva tutta una serie di significati culturali e sociologici. Per finire, non ho gradito l’idea di chiudere il film con una sospensione, facendo intendere la chiara volontà di dar vita ad un terzo episodio.
IN SINTESI, Wolf Creek 2 è un buon film, cinico e cattivo, al riparo da qualsiasi mediazione di politically correct. sebbene con qualche scivolone a livello di trama e di gore sicuramente perdonabile.

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