XX (Film)

XX di Jovanka Vuckovic, St. Vincent, Roxanne Benjamin, Karyn Kusama

(USA, 2017) – Durata: 80′ – Genere: Horror

Antologia horror tutta al femminile, scritta e diretta da quattro registe donne emergenti e con al centro le donne e il loro universo, ovviamente declinato con risvolti horror. A unire ognuno dei quattro episodi, le deliziosamente macabre sequenze in stop-motion di Sofia Carrillo.

Nel primo episodio, “The Box”, scritto e diretto da Jovanka Vuckovic (tratto da un racconto di Jack Ketchum, autore tra gli altri di “The Woman”), un bambino smette improvvisamente di mangiare dopo aver scrutato l’interno di una scatola appartenente ad un uomo inquietante. Gli eventi precipiteranno clamorosamente e la madre del piccolo verrà travolta dal senso di impotenza. L’episodio colpisce per la sua forte carica di angoscia e inquietudine, ma nonostante l’idea di partenza fosse molto buona risulta confuso e dal finale troppo criptico.

Nel secondo episodio, “The Birthday Party”, diretto e musicato da St. Vincent (pseudonimo di Annie Clark, cantante e compositrice) e scritto a quattro mani con Roxanne Benjamin, una madre si troverà a dover gestire una situazione impossibile a causa del suicidio del marito in concomitanza con l’inizio della festa di compleanno della figlia. Forse il più riuscito dei quattro, una black comedy fulminante, originale nella storia e nella messa in scena, esteticamente vibrante e brillantemente grottesco. Colpo di fulmine immediato.

Nel terzo episodio, “Don’t Fall”, scritto e diretto da Roxanne Benjamin (un’esperta di antologie horror, già coinvolta in “Southbound” e nei due “V/H/S”), due coppie si imbattono in misteriose pitture rupestri durante una gita in una remota zona rocciosa. Un gustoso omaggio agli slasher movies anni Ottanta con tanto di creatura mostruosa a far da cornice all’episodio più slegato dagli altri in merito al contenuto, ma decisamente quello più prettamente horror in senso stretto, notevole a livello registico e dagli effetti speciali (specialmente nel finale) di grande impatto visivo.

Nel quarto ed ultimo episodio, “Her Only Living Son”, scritto e diretto dalla più esperta e conosciuta delle quattro autrici, ossia Karyn Kusama (“The Invitation”, “Jennifer’s Body”), una madre single dovrà difendere con le unghie e con i denti il proprio figlio diciottenne, che dimostra tendenze estremamente violente, contro un destino terribilmente avverso, attirato inesorabilmente verso il Maligno. La storia non è particolarmente originale (chiarissimo il tributo a “Rosemary’s Baby”), ma la visceralmente intensa interpretazione della protagonista, Christina Kirk, la sua impronta squisitamente weird e la regia solida della Kusama lo rendono l’episodio più completo.

Esperimento antologico al femminile di livello tecnicamente molto elevato anche se non esente da difetti in merito al narrato, ma che comunque ci offre un bel punto di vista femminile originale e spietatamente onesto sulla condizione della donna di oggi.
E sicuramente fa ben sperare per le prossime opere che vedranno impegnate ognuna delle filmakers coinvolte nel progetto.

Ilaria Dall’Ara