Arcana (Film)

Arcana di Giulio Questi (Italia,1972)

Durata: 111′ – Genere: Horror Drama

Probabilmente la punta di diamante del nostro sottovalutato conterraneo, Arcana è un film davvero magnetico, stordente, onirico e “weird” in modo sensato, non strambo “tanto per”, non finalizzato a “far colpo” o “stupire” ad ogni costo…ma organizzato proprio in una struttura che finisce per disorientare più di mille prodotti molto più appariscenti. Il film è ambientato nella Milano di inizio anni ’70, cuore economico del paese, in pieno sviluppo economico. In un anonimo appartamento una donna e suo figlio, saliti dal meridione, si ritrovano a fare sedute spiritiche per “arrotondare” la misera pensione percepita dal padre, vittima di un incidente sul lavoro anni prima. Mentre la donna gioca sulla “creduloneria” dei clienti e mira a quelli più dotati economicamente, il figlio, un ragazzo davvero bizzarro, mostra di avere reali poteri sovrannaturali e un contatto profondo con l’occulto. Sarà lui, che ha un rapporto simil-incestuoso con la madre, a decidere e condurre, a fare e disfare la tela, fino a contagiare l’intero quartiere con il suo inquietante approccio magico-rituale all’esistenza.

Il film miscela critiche alla contemporaneità (le morti bianche, i sussidi agli invalidi, il vortice economico che ingoia l’umanità) con una riflessione molto interessante sulla convivenza tra aspetti razionali o maschere sociali (rappresentati dalla nostra società rigida e “finta”) e aspetti tradizionali della magia popolare più antica (sono clamorose le sequenze di un rito di morte scandito da un violino e da una sorta di ipnotico ballo). La forza del film, oltre ad attori di grandissimo spessore, è proprio questa “contaminazione”, questa riemersione del magico, mai sopito, dalle grigie ed anguste spigolosità della città. Nemmeno la frenesia, il cemento, i soldi, e ogni tratto tipico del nostro tempo riesce a seppellire e cancellare quella terra, quel ritmo e rito, quello stato di trance che ogni cultura, dai tempi più antichi, ha messo in scena per svariati motivi, dal dolore all’estasi, di fascinazione in fascinazione, per legare o slegare, per attrarre o respingere. Un film sull’ermeneutica esoterica, immortale filtro con cui leggere il mondo, in grado di adattarsi ad ogni modernità, e sopravvivere ad ogni cambiamento. Il film è disturbante in un senso davvero originale ed insolito. Credo sia, a modo suo, un capolavoro dei nostri anni migliori.

Claudio Marucchi

Visto parecchi anni fa e poi rivisto più volte, il film che mi ha fatta innamorare del cinema di Giulio Questi…rivisto anche in sala qualche anno fa presentato proprio da lui, pochi giorni prima che mancasse tra l’altro, in occasione di una retrospettiva dedicatagli dal Torino Film Festival! Film sperimentale, oscuro, eccentrico, bizzarro, ricco di fascino e mistero, con un ritmo narrativo che sfugge ogni catalogazione, in perfetto equilibrio tra il realistico e il fantastico, prodotto a basso budget e portato alla luce con difficoltà. Straordinaria Lucia Bosè. Spiazzante il finale. Insolita colonna musicale di Romolo Grano e Berto Pisano con un ossessivo brano di violino che fa da Leitmotiv, trascrizione di un brano popolare macedone. Un gioiello estremamente prezioso, lo amo visceralmente!!!

Ilaria Dall’Ara