A Horrible Way to Die (Film)


“A Horrible Way to Die” di Adam Wingard (USA, 2010)

Durata: 85′ – Genere: Thriller Horror

FERMI TUTTI!
COME HA FATTO UN ANONIMO FILMETTO DEL 2010 A CATTURARE LA MIA ATTENZIONE AL PUNTO DI CONSIDERARLO UN CAPOLAVORO DI PROPORZIONI NOTEVOLI DEGLI ANNI 2000? Prima di procedere all’auto-ammonizione per il triplo post a mio carico, vi spiego perchè ho avvertito l’esigenza di parlare nuovamente di un film del quale, i nostri amici, pur parlandone in termini positivi, non ne hanno evidenziato il carattere fortemente INNOVATIVO. Scrivo queste righe con la risatina sotto i baffi, perchè mi autocompiaccio molto quando vedo il film di un autore, ne percepisco il valore e scopro poi che un altro suo film (precedente o successivo) mi conferma tutta la sua bravura. E’ un momento di esaltazione senza precedenti perchè penso di averci visto giusto fin dall’inizio. Mi sono innamorato di Adam Wingard alla visione di “YOU’RE THE NEXT” che, paradossalmente, è film TOTALMENTE DIVERSO, nonostante entrambi i lavori portino la firma dello stesso bravissimo sceneggiatore: Simon Barrett. Infatti, in You’re the next, c’è un aspetto fortemente innovativo, sul piano della narrazione, nonostante il chiaro orientamento verso il grande pubblico. Ancora oggi, questo film viene visto come un semplice prodotto del filone cd. “home invasion”, laddove al contrario, è presente una forte e valida componente thriller action, che trova giustificazione fisiologica, nella presenza di un personaggio bellissimo quale quello della donna esperta in corsi di sopravvivenza; e voglio tralasciare il sottotesto di critica alle deformità delle attuali società capitalistiche. Ma Simon Barret (che scrive) e Adam Windgard (che dirige) prima di arrivare al grande pubblico nel 2013 conYou’re the next, in realtà è nel 2010 che hanno firmato il loro vero capolavoro, e con un budget ridicolo (per gli standard americani) di $75,000.
Perchè abuso del termine CAPOLAVORO? In “A Horrible Way to Die”, Simon Barret racconta le gesta di un serial killer. Tutto qui? No! Se Variety cita Harry pioggia di sangue il giornalista per me, è fuori strada perchè dimentica che Barret racconta anche di tutti coloro che sono o sono stati vicini al serial killer e quali effetti devastanti hanno prodotto sulla loro vita, le azioni dell’assassino nel tempo. Una storia semplice ma raccontata da un punto di vista INEDITO che farà proprio anche l’altro eccezionale regista (anch’egli americano) Scott Schirmer con il suo straordinario “Found” nel 2012.  APRO PARENTESI: durante i corsi di filmaker che ho tenuto in passato, in scuole pubbliche o strutture private, ho sempre chiesto ai corsisti di sviluppare autonomamente un’idea almeno interessante o “originale”. Anche qui su fb, ho provato più volte a stimolare il gruppo, al fine di ottenere un’idea forte. E lo stesso faccio ossessivamente con chi mi propone spesso di girare un corto o un film. In tutti questi casi, non sono mai riuscito a ottenere quello che desideravo e un numero elevato di persone mi hanno sempre fornito solo un’idea carina, interessante, accattivante ma mai veramente GENIALE. E vi parlo di un numero davvero considerevole di persone interpellate. Ecco perchè ho una stima IMMENSA per l’autore della storia sviluppata in “A Horrible Way to Die” che, tra l’altro, a ben guardare, è nella sostanza, un film drammatico che vira (molto) lentamente verso l’orrore (e l’horror puro) solo nella parte finale (come del resto accade per il succitato FOUND). GENIALE è l’idea di parlare delle persone collegate al serial killer, GENIALE è l’idea di raccontare il prima il dopo e il durante delle vicende, GENIALE è il FINALE perchè viene data al racconto una svolta per me davvero inattesa e originalissima. Una scrittura GENIALE però da sola non può reggere il valore di un film e farmi scomodare la parola CAPOLAVORO. All’operato di Simon Barret si aggiunge, superandolo (addirittura) sul piano artistico, quello del regista Adam Windgard, che imprime alla pellicola uno sguardo lucido e sognante nel contempo, davvero da brividi. Windgard si avvale di operatori bravissimi utilizzando un linguaggio all’avanguardia. Non è la solita ricerca sulla profondità di campo e la composizione dell’inquadratura incentrata sull’importanza del fuori fuoco. E’ molto di più. Lo sguardo dell’autore è costantemente alla ricerca del particolare, dello spazio che un sguardo ordinario ignorerebbe a priori. Non abbiamo semplicemente l’attore o il particolare a fuoco su sfondi sfocati ma spesso il racconto viene portato avanti col fuori fuoco assoluto. Inoltre, l’utilizzo predominante della camera a mano, riesce a trasmettere in maniera pedissequa l’emozione e lo smarrimento dei protagonisti. Non vorrei far saltare più di uno dalla sedia ma, a mio modesto parere, la resa dei movimenti di macchina e il particolare modo di inquadrare in questo film, mi ha ricordato molto la ricerca visiva sviluppata con maggiore efficacia da Iñárritu in “The Revenant”, anche se ovviamente lì i mezzi di produzione sono di GRAN lunga maggiori. MA NON FINISCE QUA. Regia e riprese ad altissimo livello per una storia intensa ed originale che ribadisco, gravita decisamente nell’ambito del genere drammatico, sono accompagnate infine da un MONTAGGIO allo stato dell’arte che anticipa di gran lunga nel tempo, le sperimentazioni di editing fatte nel 2012 dai Wachosky con “Cloud Atlas” e da Nolan nel 2104 con “Interstellar”. In “A Horrible Way to Die” l’approccio al salto temporale è molto più minimale rispetto alle pellicole di fantascienza citate, ma parimenti efficace, data l’audacità della scelta di raccontare senza i classici artifici, il passato, il presente e il futuro.AGGIUNGO AI MIEI CULT PERSONALI degli anni 2000, ovvero THE DESCENT, KILL LIST, FOUND, EDEN LAKE e A L’INTERIEUR, anche questo “A Horrible Way to Die”, un film non solo da vedere ma da studiare e analizzare al microscopio.

Alfonso Balzano

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Sarah si è lasciata passato e fidanzato alle spalle, dopo aver scoperto il lato oscuro di quest’ultimo. Ma la vita insegna che il passato, quasi sempre, torna a bussare alla tua porta. Diretto dallo stesso Wingard di YOU’RE NEXT ed alcuni episodi della serie VHS è il primo lungometraggio del regista, dopo una serie di corti, e, al contrario dei film successivi, si muove su un terreno minimale e quasi artistico, nel tratteggiare la storia di un serial killer per niente convenzionale, quasi come il britannico TONY, di cui abbiamo già parlato, senza indugiare però, come il suo collega oltreoceano, in umorismo nero o autoironia. Qui è tutto terribilmente serio e senza speranza, magari un po’ lento per palati più frenetici, più drammatico che horror, ma che d’altra parte rappresenta un valore aggiunto nella vasta filmografia sul genere, sorretto da una serie di ottimi interpreti, tra cui l’eclettico Joe Swanberg, che efficacemente danno vita a un pugno di personaggi in bilico tra disagio esistenziale e follia omicida. Per quel che mi riguarda, consigliatissimo.

Riccardo Himmel

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“A HORRIBLE WAY TO DIE (A. Wingard, 2010). Niente male, devo dire niente male! La storia di un serial killer sfuggito alla giustizia e, parallelamente, di una ragazza sfuggita all’alcolismo. Il film è lento, per buona parte non succede granché, ma rende merito alla “normalità” della mostruosità, qualcosa di oscuro cresce sottotraccia, e sfocia in un twist inaspettato. Non convince del tutto il protagonista, che nei panni del serial killer non sembra calzare bene, ma per il resto è un buon film, soprattutto per la regia iper realistica (tutto con telecamera a mano), riscattato negli ultimi 20 minuti da un finale davvero sorprendente, con svolta inattesa e violenta. A me è piaciuto, si può vedere tranquillamente, ricordandosi che i ritmi della prima ora sono piuttosto lenti però!
YOU’RE NEXT (A. Wingard, 2011), stesso regista, tutt’altro tema. Sulla falsariga di “them”, “funny games” ecc., il film in questione ha ritmi serrati, molta violenza con punte gore piuttosto estreme, e un tentativo di sorprendere nel finale (qualcosa si intuiva), comunque è un film ben fatto e va benissimo per una serata, effetti speciali ben realizzati, situazioni psicologiche dei personaggi tratteggiate con una discreta cura. Godibile.
IT FOLLOWS (D.R. Mitchell, 2015). L’idea è originale, carina, la realizzazione è buona. Ma credo sia un film ideale per i ragazzini under 19/20. La presa su di me è stata sufficiente. E’ sicuramente ben fatto. Finale molto estetico ma per me non del tutto convincente. Brava la protagonista. Un film discreto, vedibile. Per chi è ossessionato dall’archetipo dell’inseguimento persecutorio potrebbe essere abbastanza fastidioso! 🙂
INBRED (A. Chandon, 2012). E pensare che di Chandon mi era piaciuto moltissimo il corto “bad karma”…ma qui proprio non ci siamo. Paesino di freaks, compagnia che ci finisce in mezzo, e vai di iper violenza ultra gore fatta anche piuttosto male, o almeno non così magistralmente come i mezzi tecnologici ormai consentirebbero. Un torture movie con ambientazione stile “calvaire” o “le colline hanno gli occhi”, ma lontanissimo da loro nel risultato! Patetico in alcuni passaggi (volutamente? spero di sì), ridicolo in altri, appena disturbante in un paio di occasioni. Si sperava in qualcosa di meglio, sinceramente si può tranquillamente non vedere.
TRIANGLE (C. Smith, 2009). Bello! horror fantascientifico sul tema “sdoppiamento”/salti dimensionali/sbalzi spaziotemporali. Secondo me è da vedere. Non è un capolavoro, ma è un film abbastanza originale, ben fatto, ottima la protagonista, discreto impatto emotivo e di inquietudine … insomma, nel marasma generale delle pellicole contemporanee, si può tranquillamente vedere questo film che tra alterazione della realtà, psicologia sottile e follia crea un bel mix!
Buone visioni!!! 😀

Claudio Marucchi