Velluto blu (Film)

Velluto blu (Blue velvet) di David Lynch (Usa,1986)

Durata : 121′ Genere :Thriller, Noir

 

Il giovane studente Jeffrey Beaumont tornado nella sua cittadina di provincia per assistere il padre malato durante un passeggiata ritrova in un prato un orecchio mozzato ; aiutato da Sandy, figlia del detective a cui Jeffrey consegna l ‘orecchio, il giovane inizia un indagine parallela che lo porterá a conoscere la cantante di nightclub Dorothy Vallens e il suo psicotico amante Frank …

Scritto e diretto da David Lynch il film che ha probabilmente rivelato il regista di “Twin Peaks” definendo quelli che saranno i temi-ossessione di suoi films successivi (la tranquilla/orrenda provincia, la violenza sessuale, il mistero, la perdita dell’innocenza) ; rivisto oggi non ha perso niente della sua carica emotiva e resta ancora un esperienza sconvolgente malgrado il relativo happy-end (forse imposto dal produttore De Laurentis) che attraverso le parole finali di Sandy « é uno strano mondo, é vero ?! » , pronunciate mentre osserva un pettirosso con un insetto in bocca che si poggia sul davanzale della finestra, riassumono bene lo spirito del film e della sua realtá. Nel cast Kyle MacLachlan (attore feticcio di Lynch) nel ruolo di Jeffrey, Laura Dern nel ruolo di Sandy, l’affascinante Isabella Rossellini (alle epoca compagna di Lynch) nel ruolo di Dorothy Vallens e soprattutto Dennis Hopper in quello di Frank ( indimenticabile la sequenza della maschera ad ossigeno puntualmente utilizzata da questo nei momenti di massimo eccitamento). Secondo le leggenda il film durava in principio quattro ore, poi ridotte a due, mentre per il look di Kyle MacLachlan il regista Lynch si sarebbe ispirato a quello di suo padre da giovane e Dennis Hopper, storico consumatore di sostanze illegali, avrebbe, soprattutto durante la sequenza della maschera ad ossigeno, inalato delle vere droghe. Colonna sonora di Angelo Badalamenti nella quale vengono inseriti, ed anche questa sará una costante dei successivi films di Lynch, delle canzoni 60’s quali « In Dreams » di Roy Orbison e , logicamente, «Blue velvet » di Bobby Vinton. Particolarmente curate le scenografie, Lynch infatti é un art director ancora prima di essere un regista, e la fotografia che alterna luminositá e oscuritá a seconda della evoluzione della vicenda. Ricevette una nomination all’Oscar come migliore film, vinto poi da “‘Platoon” di Oliver Stone, la cui colonna sonora, paradossalmente , utlizzava lo stesso tema di “The elephant man” dello stesso Lynch.

(Antonio DI CARLO)