Real Crimes – Caso n. 2: Gordon Stewart Northcott

Avvertenza: Alcuni dei contenuti qui riportati potrebbero urtare la sensibilità di chi legge.

Nome: Gordon Stewart

Cognome: Northcott

Conosciuto come: Wineville Chicken killer

S. Northcott nasce nella provincia Canadese di Saskatchewan nel 1906 in una famiglia molto disagiata. Il padre Cyruss George Northcott, che finirà i suoi giorni internato in manicomio, cominciò ad abusare sessualmente del giovane Gordon in maniere brutale, sodomizzandolo, fin dall’età di 10 anni (per stessa ammissione di Northcott durante i colloqui con gli psichiatri e durante il processo a suo carico); la madre, da prima succube di un marito disturbato e violento, diventa complice del figlio per i delitti commessi nella loro proprietà di Wineville e finirà i suoi giorni in una prigione federale. Anche ad uno degli zii paterni non toccò sorte migliore, visto che morì in prigione, a San Quentin, mentre scontava una detenzione a vita per omicidio. Northcott fu l’autore di una serie di sparizioni ed omicidi di bambini (conosciuti come Wineville Chicken murders), verificatisi a Los Angeles e a Riverside County, California, dal 1928 al 1930. Il caso divenne di portata nazionale e mise in evidenza la corruzione e la superficialità con cui il Dipartimento di Polizia di Los Angeles affrontò il caso, ma riprenderemo più avanti questo discorso.

Ma facciamo un passo indietro e diamo uno sguardo agli eventi che portarono alla luce questi macabri fatti. Nel 1926, Sanford Clark, il nipote tredicenne del proprietario del ranch, Gordon Stewart Northcott, fu prelevato da quest’ultimo da casa sua, a Saskatchewan in Canada. Northcott abusò sessualmente di lui, prima che un membro della famiglia, la sorella di Sanford Jessie, scoperta la situazione, avvisasse la polizia. La polizia trovò Clark al ranch e lo prese in custodia. Clark raccontò che Northcott aveva rapito, molestato e ucciso numerosi bambini con l’aiuto della sua presunta madre, Sarah Louise Northcott, e con la partecipazione forzata dello stesso Clark. La polizia tornò ad ispezionare il ranch e trovò parti del corpo ed oggetti personali di bambini scomparsi, e anche alcune asce sporche di sangue. Clark raccontò inoltre che i resti dei bambini venivano cosparsi di calce viva e seppelliti nel deserto.

Sarah Louise Northcott inizialmente confessò ogni omicidio, incluso quello di Walter Collins, 9 anni, figlio di Christine Collins, ma in seguito ritirò ogni confessione, così come Gordon, che aveva precedentemente confessato l’assassinio di 5 bambini. Sarah Louise Northcott inizialmente confessò ogni omicidio, incluso quello di Walter Collins, 9 anni, figlio di Christine Collins, ma in seguito ritirò ogni confessione, così come Gordon, che aveva precedentemente confessato l’assassinio di 5 bambini. Dopo ventisette giorni di processo, la lista delle vittime a carico di Northcott e della madre raggiunge la cifra impressionante di circa venti omicidi: il modus operandi è sempre lo stesso, rapimento, tortura, uccisione e smembramento dei corpi. Il 13 febbraio 1929, Gordon Northcott venne condannato all’impiccagione e la sentenza venne eseguita il 2 ottobre 1930. A Sarah Louise Northcott toccò una sorte diversa: venne accusata dell’assassinio di Walter Collins e  venne condannata all’ergastolo, da scontare presso la Tehachapi State Prison. Venne rilasciata dopo aver scontato meno di dodici anni. Durante il processo Gordon Northcott apprese che Sarah Louise, che aveva creduto essere sua madre, era in verità sua nonna; lei confessò infatti che Gordon era il risultato di un incesto che suo marito aveva commesso nei confronti della loro figlia Winifred. La località di Wineville cambiò il suo nome in “Mira Loma” il 1º novembre 1930, per via dei fatti spiacevoli qui avvenuti e della cattiva pubblicità. Al contrario però Wineville Avenue si chiama tuttora così e la piccola casa in legno in cui vissero Gordon Northcott e Standford Clark, negli anni ristrutturata e modificata, è tuttora esistente, benché oggi non più in aperta campagna bensì immersa in un quartiere residenziale. Il pollaio non esiste più. Ma è su di una scomparsa in particolare che si concentra l’attenzione pubblica: è quella di Walter Collins, avvenuta nel 1928 a Los Angeles. La Polizia si dimostrò totalmente impreparata ed incapace davanti ad un crimine di quella portata; gli agenti faticarono a portare a termine le indagini in un clima di pesante incertezza e con un’opinione pubblica sempre col fiato sul collo del Dipartimento. Per risolvere quel caso si ricorse ad ogni mezzo, persino compiendo fatti al limite del lecito. Dopo cinque mesi dalla scomparsa, fu ritrovato un bambino che diceva di chiamarsi Walter Collins nell’Illinois. Furono scambiate lettere e fotografie prima che Christine Collins, madre di Walter, pagasse al bambino il viaggio per Los Angeles. Il Dipartimento organizzò un incontro pubblico tra il ragazzino e la signora Collins al puro scopo di riacquistare credibilità presso l’opinione pubblica che accusava la polizia di un’imbarazzante incapacità che aveva portato ad un alto numero di crimini mal risolti o del tutto rimasti impuniti. Ma accadde qualcosa che nessuno si aspettava: nello stupore generale, la signora Collins affermò che il bambino non era il suo Walter. J. J. Jones, capitano della polizia e che si occupava del caso, suggerì alla donna visibilmente sconvolta di “portare il bambino a casa per qualche settimana” dato che il trauma che aveva subito il bambino lo aveva fatto mutare nel carattere e nell’aspetto. La donna accettò nonostante una forte riluttanza. La donna venne persino internata, in quanto – per quanto si sforzasse – non riusciva a riconoscere il figlio nel bambino che le avevano riportato. Durante la sua permanenza nella casa di cura, avviene l’ennesima svolta: dopo l’ennesimo interrogatorio della donna, il ragazzino cede e ammette di non essere Walter Collins ma un ragazzino dell’Illinois scappato di casa per sfuggire ad una condizione di vita disagiata; dopo aver appreso della storia di Walter dai giornali pensava che fingendosi lui avrebbe potuto avere una famiglia amorevole e che vivendo in California avrebbe potuto vedere i suoi attori preferiti.

Christine Collins venne liberata 10 giorni dopo la confessione del ragazzino ed intentò una causa contro il Dipartimento di Polizia di Los Angeles. La Collins vinse la causa, e avrebbe dovuto essere ricompensata con 10.800 $, che Jones non pagò mai. Cinque anni dopo l’esecuzione di Northcott, uno dei bambini da lui rapiti e dunque creduto morto, fece la sua ricomparsa, dicendo di essere riuscito a scappare e con lui altri. Dato che il corpo di Walter non venne ritrovato, Christine continuò a sperare che fosse vivo, e continuò a cercarlo per tutta la vita senza successo, finché morì senza aver saputo nulla della sorte di suo figlio. L’ultima apparizione pubblica di Christine risale al 1941, in cui tentò di raccogliere denaro per intentare una nuova causa contro Jones. Come potrete ben immaginare, il cinema non ha potuto non fare luce a modo suo sulla vicenda e la storia che vi ho raccontato nel 2008 ha ispirato un film. È consuetudine che io vi lasci sul filo che divide la realtà dalla finzione cinematografica. Si spengano le luci e che ora a parlarvi siano i proiettori.

CHANGELING (di Clint Eastwood, 2008)

“Se cerchi di essere normale qui parerai ancor più anormale: se sorridi sei schizofrenica, se non sorridi mai sei depressa, se rimani seria sei chiusa emotivamente o potenziale catatonica”

Il film, per la regia di Clint Eastwood, si basa su fatti realmente accaduti a Los Angeles nel 1928: la signora Christine Collins (Angelina Jolie) denuncia la scomparsa del figlio di nove anni Walter e a cinque mesi dalla sparizione e dopo estenuanti ricerche le viene ricondotto un bambino che non è il figlio. La donna viene internata e ogni sua dichiarazione giudicata frutto della sua deficienza psichica. Ma un fatto improvviso scuote tutti. Un investigatore per minori rintraccia un ragazzo in un ranch abbandonato, il quale gli confessa che insieme a suo cugino ha ucciso venti bambini senza motivo, tra i quali figura Walter. Gustav fa liberare Christine, ma la notizia che suo figlio sia stato ucciso la turba tremendamente. Christine intenta causa alla polizia, ed un famosissimo avvocato accetta di difenderla gratis, riuscendo a farla vincere. Così il capo della polizia viene degradato, l’investigatore che ha riportato il figlio sbagliato viene sospeso a tempo indeterminato, e tutte le donne del manicomio messe precedentemente a tacere vengono liberate. Christine assiste anche al processo di Gordon Northcott, l’assassino di suo figlio, che però si proclama innocente. Il processo si conclude con la condanna a morte per impiccagione di Northcott. Due anni dopo, pochi giorni prima della sua esecuzione, Northcott invia un telegramma a Christine chiedendole di vederla, per confessarle l’omicidio di Walter. Al colloquio in carcere però, si rifiuta ancora una volta di ammettere l’omicidio del figlio di Christine. Cinque anni più tardi viene ritrovato vivo David Clay, uno dei bambini catturati da Northcott e creduto morto. David racconta che lui ed altri tre bambini, tra i quali Walter, sono riusciti a fuggire dal ranch, ma si sono separati subito dopo la fuga, per cui non conosce la sorte degli altri piccoli fuggiti. Racconta inoltre di essere riuscito a scappare grazie all’aiuto di Walter in un momento di difficoltà durante la fuga. Il racconto di David infonde in Christine la speranza di trovare Walter ancora vivo e per questo lei continuerà a cercarlo per il resto della sua vita.

Tra la realtà dei fatti e il film, sono rilevabili delle differenze:

  • È completamente assente la presunta madre (in realtà sua nonna) di Gordon Northcott;
  • Non si fa parola del fatto che sia il nipote del killer sia le giovani vittime abbiano subito molestie sessuali;
  • Nel film il piccolo Walter viene rapito nella propria abitazione mentre nella realtà viene prelevato mentre si recava al cinema;
  • La fuga di Walter descritta cinque anni dopo da un bambino sopravvissuto è falsa: i bambini tenuti nel recinto vennero uccisi tutti da Northcott, la madre e il nipote;
  • Nella realtà la vicenda è di dominio pubblico e Northcott e la madre vengono arrestati dopo che il nipote confessa alla sorella le atrocità a cui ha assistito e che sotto minaccia a dovuto prendere parte.

Maria Isabel Carrettoni e Maicol Addis