Strange circus (Film)

Strange Circus di Sion Sono (Giappone, 2005)

Durata: 109 ‘ – Genere: Horror drama

« Io sono stata condannata a morte alla nascita, o forse è mia madre quella che doveva essere giustiziata, e ci siamo scambiate i ruoli. » (Mitsuko)

https://www.youtube.com/watch?v=bvqWQGW5V1Q

Una famiglia appartenente alla ricca borghesia cinese è in realtà un ricettacolo di devianze fisiche e mentali, propedeutiche allo scoppio di una follia difficile da tenere sotto controllo, e che determinerà più di una volta il rimescolamento delle carte in tavola durante la narrazione. Personalmente non impazzisco per le pellicole aventi protagonisti asiatici, cinesi, giapponesi e compagnia bella. È più forte di me. Sembra che gli attori siano tutti uguali e questo mi manda in forte confusione. Ma qui no. Siamo di fronte ad una violenza visiva sfacciata, e non parlo di sangue (che pure ce n’è…) e frattaglie. Parlo di padri che stuprano le figlie, di madri consenzienti affinché tale abominio si compia, di voyeurismo malato, di nudità maschili e soprattutto femminili che non hanno nulla di sensuale, anzi annichiliscono considerato l’agghiacciante contesto. Personaggi fisicamente disgustosi e repellenti (Gozo, il padre, visivamente insopportabile per quanto è laido e viscido), pronti a diventare ostaggio di una follia che vorrebbe essere catartica, ma non è che l’ingresso per una dimensione mentale parallela.
Ci sono orrori quotidiani, ben diversi e lontani da spargimenti di sangue ed omicidi, e purtroppo molto più reali di quanto si vorrebbe: la pedofilia e la violenza sulle donne sono per me il non plus ultra, capaci sempre di attorcigliarmi invariabilmente lo stomaco. Una visione che difficilmente dimenticherò, e che consiglio vivamente a chiunque voglia concedersi un divertissement diverso dalla consuetudine.

Nunzio Castellano

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Alla fine ho avuto l’impressione di aver visto un capolavoro. Questo film, la cui fotografia è sontuosa e la musica struggente, è un gioiello che si apre nel grottesco scenario di un circo, e racconta una storia di una violenza e di una follia incredibili. Ci sono gli ingredienti dell’estremo: il padre, la madre e la figlia in un intreccio malato, morboso, segnato da violenze e depravazioni inconcepibili. Ma la storia è splendida, si arriva ad un “twist” impossibile da immaginare, con una portata di dolore e pazzia difficilmente superabili. Raccomando a chiunque questo film, è davvero un imperdibile punto di non ritorno, sebbene i giapponesi ci abbiano abituato a tali “livelli”. Bellissimo, realizzato magistralmente, con colori e deliri che lo rendono apprezzabilissimo dall’inizio alla fine!

Claudio Marucchi

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Quando un film ti entra nell’anima e nella mente per giorni, allora significa che l’autore ha fatto centro. L’inizio è di quelli stranianti la cui visione mi ha sempre tenuto alla larga da questo film che più volte ho iniziato a vedere e più volte ho staccato. La storia infatti parte da un sogno kitsch fatto di circensi freak e spettatori ambigui che trasmette un senso di angoscia e spaesamento notevole. Ben presto però, la realtà irrompe in maniera dirompente con una storia fatta di abusi e violenze su di una dodicenne, il tutto raccontato in maniera insolita e lontana da qualsiasi forma di regole e clichè a cui la narrazione mainstream ci ha abituato, sopratutto senza filtri e senza timore di scadere nel politicamente scorretto. Narrazione che oltretutto ha il pregio di mischiare continuamente ed abilmente, realtà e fantasia, sogno e realtà, ruoli e piani di racconto diversi, dando vita ad un risultato finale eccellente, che da un lato mi ha ricordato, sotto il profilo dell’efficacia, le produzioni dello sceneggiatore inglese Neil Gaiman, e dall’altra mi ha rammentato qualche analogia con il Fellini post-realista, al di la però dello stretto riferimento alla messa in scena delle attività circensi. L’alto valore della narrazione è infine valorizzato da una messa in scena e un livello fotografico altissimi, con una maniacale attenzione per i dettagli e le scenografie, oltre alla perfetta scelta degli attori, diretti in maniera sublime. Più ci ripenso e più sono costretto a dover usare la parola CAPOLAVORO e mi fa davvero infuriare sapere che il film NON E’ MAI stato distribuito in Italia: una mancanza davvero da terzo mondo.
Alfonso Balzano
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